LA MIA PRIMA VOLTA AL FREELANCECAMP
Tutto è nato per caso, una sera, durante una cena, quando Marie Louise mi dice: 'ho un biglietto in più per il Freelancecamp di Roma, ti va di venire?'.
A pochi giorni di distanza mi ritrovo in una chat di gruppo dal nome 'Roma nun fa' la stupida' a organizzare la trasferta romana con le mie compagne di viaggio Elena Bobbola, Eugenia Brini, Tatiana Cazzaro e, ovviamente, Marie Louise Denti.
PERCHÉ HO DECISO DI PARTECIPARE.
Credo, innanzitutto, la volontà di sostenere le Slide Queen ai loro primi speech al Freelancecamp e poi senza dubbio la curiosità e la necessità di ascoltare altre esperienze, confrontarmi e fare networking. Ho pensato potesse offrirmi un punto di vista differente e darmi spunti per crescere professionalmente.
MA COS'È IL FREELANCECAMP?
Cito, direttamente dal sito, 'Il Freelancecamp è un barcamp dedicato alla realtà del lavoro indipendente. Nasce da un’idea di Miriam Bertoli, Gianluca Diegoli e Alessandra Farabegoli che dopo anni di lavoro freelance 'per scelta', riflettendo sulla propria esperienza e su quanto imparato da essa, hanno deciso di condividerlo con altri e coinvolgerli in un momento di auto-formazione collettiva'.
E ti pare poco?
LA GIORNATA.
Tutto è avvenuto in maniera molto veloce. Sveglia, colazione, trasferimento alla location dell'evento [Opificio Romaeuropa], registrazione e ritiro del welcome kit.
Sono le 9:45.
Pronti, partenza, via...
Un programma fitto, un susseguirsi di speech a ritmo serrato, senza sosta [tranne che per il pranzo].
A proposito del pranzo, la newsletter ricevuta con il pass l'ho trovata molto simpatica e diceva:
Mangi con noi a pranzo?
・Certo che resto con voi anche a pranzo!
・No, voglio tirarmela un po'...
Sono le 14:45.
Si riprende con la sessione pomeridiana.
GLI SPEECH CHE HO APPREZZATO PARTICOLARMENTE.
Premettendo che tutti gli interventi sono stati indubbiamente interessanti, alcuni più simpatici, altri più seriosi, e sicuramente tutti molto differenti tra loro, vorrei, di seguito, segnalare quelli che maggiormente hanno attratto la mia attenzione.
1.
'Scrivanie che lavorano con te' di Nadia Panato.
Come organizzare una scrivania produttiva, dove mettere cosa, come scegliere cosa tenere e cosa no, e magari dove trovare cancelleria bellissima [che non farà essere più produttivi, ma felici sicuramente si].
2.
'Le slide come strumento di leadership' di Elena Bobbola e Marie Louise Denti [Slide Queen].
Nella comunicazione aziendale le presentazioni sono lo strumento più usato per presentarsi e comunicare, ma sono ultime in termini di risorsa [tempo/budget] dedicato.
'Presentarsi bene è una questione di leadership' e 'Perché l'abito fa il monaco' sono i due motti delleSlide Queen, che portano avanti la loro battaglia contro le slide brutte.
3.
'Oltre il rossetto c’è di più' di Chiara Manfrinato.
'Sono stata a lungo una freelance abbrutita' dice Chiara Manfrinato. 'Sono una freelance che lavora da casa e che quindi viveva nel mood tanto sto a casa tutto il giorno e non mi vede nessuno. Dalla tuta al pigiama, senza soluzione di continuità. Per caso sono entrata a far parte di un gruppo di Facebook che si chiama 'Non solo ciavatte' e ho capito di essere l'unica freelance abbrutita, ma di essere in ottima compagnia. Ho cominciato a prendermi cura di me e a truccarmi. Le cose sono migliorate, e anche il fatturato. Un caso?
4.
È il turno di Miriam Bertoli e qui, come ho scritto in un mio post di Instagram, l'attenzione è davvero alta.
Apre specificando che non parlerà di marketing ma che porta un contributo che ha messo sotto al cappello di 'finalmente altri consigli non richiesti per le mamme' [l'adoro!].
Il primo figlio l’ho avuto da dipendente, il secondo da freelance. Senza perdere clienti e tenendo ben sani i conti. Cose che hanno funzionato ed errori che non rifarei.
'Fare un figlio da freelance: cose che ho imparato' di Miriam Bertoli.
5.
'Il lato umano: personas oltre il target' di Tatiana Cazzaro.
'Oggi parlerò di personas, non voglio parlare di target. È un termine che ho smesso di usare tanto tempo fa'. È così che Tatiana apre lo speech e prosegue spiegando che il motivo per cui l'ha fatto è perché quando si ha a che fare con clienti o potenziali clienti, si ha a che fare con delle persone in carne ed ossa e non con una categoria socio-demografica.
Al centro di una strategia ci sono le persone che si vogliono raggiungere, coinvolgere e poi convincere. Non ci sei tu, ci sono loro.
6.
'Come ho scalato la Fantomatica Scala della Libertà™️' di Giacomo Neri.
Giacomo lavora a un progetto che cerca di aiutare i freelance a stare meglio a 'fatturare di più e sbattersi di meno'.
Il suo speech prosegue nella spiegazione di come ha scalato questa fantomatica scala e di cosa è andato bene [e cosa è andato storto] negli anni in cui ha fatto questa evoluzione.
COSA MI HA DATO.
Sicuramente una buona dose di energia positiva che mi ha investita, quasi fosse palpabile.
La conoscenza di contesti differenti da quelli abitudinari ed ordinari.
Tanti contenuti e spunti interessanti.
La reale possibilità di costruire relazioni e imparare cose reali. Di avere un confronto diretto, cosa fondamentale per la mia professionalità, ma anche una delle parti migliori di essa.
LA CONCLUSIONE.
Insomma è davvero un'esperienza arricchente, non solo dal punto di vista professionale, ma anche personale, umano. E proprio per questo concludo ringraziando le mie compagne di viaggio e di avventura, ognuna delle quali mi ha insegnato qualcosa e senza le quali sicuramente la mia esperienza non sarebbe stata la stessa.
Quindi grazie a Elena [grintosa e dolce nel contempo, che trova il giusto 'sentiment' in ogni situazione], a Eugenia [citando parole sue 'una piacevole scoperta, ma della quale non dubitavo'], a Marie Louise [che non cambierei con nessun altra], a Tatiana [bravissima copywriter relazionale'... spettinata, sciocca ed entusiasta', ma altrettanto brava skincare consulent].
E grazie a Salvino per il 'Gattinara de 'Roma' e naturalmente... grazie Roma!
Le foto dell’edizione del Freelancecamp Roma 2018 sono di Marina Pavido, alcune immagini sono di Anna Agrusti e disponibili su Flickr.
DELL'IMPARARE E ALTRI MISTERI
In un post di qualche tempo fa (lo trovate più sotto) Marie Louise Denti ha raccontato com'è andata la prima edizione dei Tè speziati all'arancia. Del successo di questa formula di pillole formative con “coccole” a base di tè e biscottini che infatti ritorna per l'autunno più carica che mai.
In questi mesi abbiamo avuto alcuni feedback e ci piace segnalarvene uno che ci sembra significativo.
Così ci ha scritto una delle partecipanti, M.C.:
“Ciao, volevo solo dirvi che questa estate sono partita per l'Inghilterra, ho fatto un mese di lavoro in un posto da sogno e ora mi hanno chiesto di rinnovare il contratto. Sono alla mia scrivania e sto compilando il mio e-mindset plan, il piano che mi avete fatto conoscere e che è diventato per me uno strumento indispensabile quando voglio cercare di fare chiarezza sui progetti per la mia vita professionale. Perché le cose sono cambiate (cambiano di continuo!) e riflettere su tutti i punti del piano, dagli obiettivi a breve e a lungo termine alle azioni da compiere, così come sulla 'rete di sicurezza' nel caso in cui le cose non vadano come previsto, mi aiuta a capire se sto procedendo nella direzione giusta. Grazie ancora di tutto e... vi penso!”.
Ecco, inutile dirvi che siamo tremendamente orgogliose del fatto che M.C. trovi utile quello che le abbiamo trasmesso. E abbiamo iniziato a riflettere proprio sui concetti di utilità e di efficacia dell'insegnamento.
Intanto iniziamo svelando una bufala clamorosa. Sicuramente qualcuno di noi, nella vita, si è imbattuto in questa classifica:
Ehi, è su Wikipedia, quindi sarà vera. Ci dispiace ma il professor William Glasser non ha mai scritto niente di simile e nemmeno tutti gli altri ricercatori a cui, di volta in volta, questi assunti sono stati attribuiti. Qua trovate tutta l'interessante storia di questo debunking.
Quello che invece sappiamo è che l'apprendimento e la memoria variano in base a moltissimi parametri, tant'è che gli studiosi continuano a studiarli senza sosta per capire sempre meglio come funzionano.
Uno dei primi psicologi ad essersi dedicato all'argomento è stato Hermann Ebbinghaus, vissuto nella seconda metà dell'Ottocento e le cui scoperte, pur con qualche adeguamento, sono valide ancora oggi. Se la cosa vi interessa, potreste spararvi anche tutte le lezioni andate in onda su Rai Nettuno Sat...
Si deve però allo psicologo americano Edward L. Thorndike la formulazione di una serie di “leggi dell’apprendimento” valide per qualunque materia. Sebbene queste “norme” non siano così assolute come quelle della fisica, offrono un’importante contributo alla comprensione degli elementi che costituiscono un insegnamento efficace. Eccole qua in breve:
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La legge della motivazione stabilisce che se si è pronti ad imparare e si ha una forte determinazione, obiettivi chiari e ben fondate ragioni per imparare, i progressi saranno migliori che in mancanza di tutto ciò. La motivazione implica la concentrazione.
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La legge dell’esercizio afferma che le cose ripetute più spesso sono ricordate meglio (o meglio eseguite). Ciò sta alla base dell’addestramento e della pratica.
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La legge dell’effetto si riferisce alle reazioni emotive di chi apprende: l’apprendimento viene rinforzato quando è accompagnato da sensazioni piacevoli o soddisfacenti; l’apprendimento si indebolisce quando è associato a sensazioni spiacevoli o frustranti.
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La legge della priorità stabilisce che le cose imparate per prime creano spesso un’impressione forte e quasi incancellabile. Questo significa che le cattive abitudini apprese precocemente sono dure a morire: bisogna quindi insistere nel correggersi fin dall’inizio (e continuare a farlo sempre).
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La legge dell’intensità afferma che da un’esperienza vivida, drammatica, eccitante o coinvolgente si impara più che da una routine di esercizi noiosi. Una conseguenza di questa legge è si apprende di più dalla “cosa reale” che da una sua simulazione.
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La legge della prossimità afferma che si ricordano meglio le cose imparate più di recente.
Insomma, si tratta della sistematizzazione di qualcosa che più o meno tutti abbiamo sperimentato. Per intenderci, se trovo una soluzione a un problema che sto cercando di risolvere, mi sarà molto più facile impararla che non nel caso si tratti di qualcosa per cui non ho un reale interesse diretto. Quando pratico uno sport, ma mano che proseguo nell'allenamento le mie prestazioni miglioreranno. E così via.
I Tè speziati all'arancia, che prevedono un numero limitato di partecipanti, tutte donne, in un contesto piacevole e rilassato, dove si può interagire con calma con le insegnanti e con le altre iscritte, è un format che cerca di favorire le condizioni migliori per imparare. Forse questo è uno dei segreti per cui è piaciuto, amiamo pensare.
Infine, qualche consiglio pratico per stimolare la memoria:
3 parole per una ripresa senza stress
SMART
di Tessa Cerruti
Trascorrendo le mie vacanze estive girovagando la Sicilia con una Smart, ho riflettuto sul fatto che questa parola è oggi tra le più utilizzate in ambito lavorativo. È un aggettivo il cui significato può essere tradotto in veloce, rapido, brillante, abile, sveglio, acuto, intelligente.
L’espressione smart, quando si parla di una persona, viene utilizzata in riferimento alla sua intelligenza e alla sua capacità e velocità di risposta e anche di apprendimento agli stimoli esterni. In un mondo in continua evoluzione la chiave per essere competitivi [e rimanerlo] nel mondo del lavoro e al passo con i tempi è proprio essere veloci nel recepire i cambiamenti e adeguarsi alle nuove realtà.
L’aggettivo è diffuso anche in espressioni a noi molto famigliari, come ad esempio smartphone. Inoltre S.M.A.R.T. è il metodo che mette in primo piano gli obiettivi per la gestione delle priorità.
Una efficiente gestione degli obiettivi di business è possibile soltanto conoscendone la validità. Tramite questo metodo è possibile analizzare oggettivamente un progetto o un’idea di business e capire se e quanto l’obiettivo da raggiungere sia chiaro, definito, misurabile, fattibile.
Per stabilire se gli obiettivi sono validi, sono stati definiti 5 criteri che corrispondono ai termini anglosassoni che compongono l’acronimo S.MA.R.T.
S = Specific [Specifico]
M = Measurable [Misurabile]
A = Achievable [Raggiungibile]
R = Realistic [Realistico]
T = Time-Based [Temporizzabile]
Per pianificare un processo di lavoro smart [intelligente] con questa metodologia bisogna porsi le cinque seguenti domande:
1. L'obiettivo è Specifico?
Un obiettivo deve essere definito, tangibile ed esprimere chiaramente cosa, come e perché lo si vuole ottenere.
2. L'obiettivo è Misurabile?
Deve poter essere espresso numericamente: ridurre le spese del 10% o aumentare la produzione del 15% possono rappresentare degli esempi.
3. È un obiettivo Raggiungibile?
Il progetto deve essere realistico e commisurato alle risorse e alle capacità di cui si dispone [rimanendo coi piedi per terra].
4. È Rilevante?
Prima di impiegare, tempo, risorse e denaro, bisogna valutare se ne valga davvero la pena, analizzando attentamente il rapporto costi/benefici del progetto che si sta per intraprendere.
5. Può essere Temporizzato?
Ogni obiettivo è legato ad una scadenza e prevede tutta una serie di step di verifica che implicano precise relazioni tra le varie attività necessarie al suo compimento.
Se l'obiettivo non soddisfa anche uno solo dei requisiti richiesti, dovrà essere rivisto o ridimensionato.
E tu, sei un tipo SMART? O vuoi diventarlo? Puoi scrivermi qui oppure seguire il mio profilo Instagram.
Ispirazione
di Marie Louise Denti
Quest’estate ho trascorso due settimane negli USA e due settimane in Toscana, per chi non lo sapesse ho avuto la fortuna [estrema] di fare l’Università a Pisa e la Toscana è una delle mie Regioni preferite in Italia.
Che cosa mi voglio portare da questi due momenti di stacco dalle frenesie lavorative? Beh, direi che nonostante le mete siano molto distanti da loro e le tipologie di soggiorno agli antipodi: il primo un vero e proprio viaggio mentre il secondo più una vacanza di mare e relax, la parola che mi porto dentro e che mi accompagnerà per tutto l’autunno è ispirazione.
Per me l’ispirazione è uno stato in cui ti senti estremamente ricettivo e aperto verso il mondo: da ciò che vedi, da ciò che annusi, da ciò che ascolti e tocchi vieni stimolato.
Le mie vacanze sono state così: piene d’ispirazione.
Dagli Stati Uniti, e in modo particolare dalla California, mi porto a casa i colori. Un mix pulito e inteso da San Francisco dove, più volte, mi è capitato di sentirmi dentro a un quadro di Edward Hopper: l’analisi del reale attraverso la pittura, il disegno e, per me, il design. A Los Angeles è stato tutto più avvolgente, più caldo, più ‘digitale’: la luce pervasiva mi ha fatto pensare di essere dentro a un profilo di Instagram, con a disposizione dei filtri naturalmente attivi.
La vacanza domestica mi ha invece regalato la magia delle relazioni, degli amici, dei legami. Quelli forti, quelli che si creano quando in una delle Università più antiche d’Italia sei ‘un fuori sede’. Quelli che se la devono cavare da soli e, beh, ce la fanno, creando una rete di mutuo soccorso che regge ancora adesso. Sono stati coinquilini, amici, colleghi, testimoni di nozze.
Ecco, questo è il succo dell’ispirazione: tecnica e connessioni. Per cui, quest’autunno, lo dico a me e lo dico a te, mettici tutta la tecnica che conosci e quel pizzico d’emozione che solo le persone ti danno e crea un buon design.
Da guardare, da usare, da annusare e da toccare.
Ti senti ispirato? Hai voglia di condividere con me la tua idea d’ispirazione? Scrivimi ti risponderò sicuramente.
Scoprire
di Sara Boccchini
Io [e il mio compagno] abbiamo una grande fortuna, poter andare in vacanza non ad agosto. Questo è un bene sotto molti aspetti, si possono visitare luoghi che altrimenti ad agosto sarebbe difficile se non impossibile visitare, un po' per il clima, un po' per un aspetto economico e un po' per il sovraffollamento di turisti [e io non amo per nulla la folla].
Quest'anno quindi le mie vacanze devono ancora arrivare, ma ormai manca veramente poco... destinazione Oman!
Qualche giorno nella bellissima Mascate e poi si affitta un'auto e inizia l'avventura: montagne, canyon e wadi per poi passare alla vastità del deserto di sabbia [dove dormiremo in un campo tendato, wow!] e per finire visitiamo la costa, piena di villaggi di pescatori, tartarughe e un mare favoloso.
L'attesa si fa trepidante e non vedo l'ora di scoprire questo luogo che, da quello che ho letto, dev'essere un posto magico. Pieno di colori, profumi e sapori che solo a pensarci mi emoziono già.
Ammirare i paesaggi immensi, ancora incontaminati e immergersi in una cultura così diversa dalla nostra sono le cose che più mi piacciono fare durante un viaggio.
Parola d'ordine: scoprire. Perché per me è una cosa bellissima: scoprire nuove culture, scoprire nuovi luoghi, scoprire tutto ciò che non ho ancora scoperto. E portarlo poi con me per tutta la vita, un bagaglio prezioso.
Un po' come nel mio lavoro mi emoziono quando scopro un nuovo font o le nuove funzioni di InDesign, quando scopro un nuovo abbinamento di colori o un nuovo effetto di Illustrator.
Viaggiare ti dà la possibilità di immagazzinare immagini e sensazioni che [soprattutto nel nostro lavoro] possono diventare grandi progetti.
E tu, hai voglia di scoprire sempre cose nuove?
Se ti va segui le mie avventure su Instagram.