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Il mondo del lavoro si modifica velocemente dovendosi adattare a situazioni impreviste.

Il mondo del lavoro si modifica velocemente dovendosi adattare a situazioni impreviste. Mai come in questo momento, ne abbiamo dimostrazione.

Quali sono questi cambiamenti e come dobbiamo affrontarli?

Sempre più spesso e con pareri discordanti, si parla di smart working - ovvero il ‘lavoro agile’ da remoto o da casa - e del suo ruolo di conciliare vita professionale e vita privata. Avere un approccio smart working non è poco!

Vuol dire riorganizzare il modo di concepire il lavoro andando in contro ai nuovi bisogni sociali. Vuol dire adattarsi alle nuove tecnologie. Vuol dire adattare il proprio modello di business al cambiamento, rendendo il lavoro e le aziende più agili, flessibili, responsive.

Non è facile, non è automatico e comporta delle sfide da non sottovalutare:

  • la comunicazione
  • il 'rischio' di lavoro eccessivo
  • la solitudine

Tuttavia ha certamente anche tanti aspetti positivi. Diversi studi dimostrano che lavorare in modo agile, o in ambiente familiare, aiuta a sentirsi maggiormente sereni e rilassati a beneficio della gestione e dell’organizzazione del proprio lavoro, con conseguente effetto positivo sia sulla produttività che sul benessere della persona.

E poiché è dimostrato che una postazione di lavoro in un ambiente confortevole stimola la riflessione favorendone la concentrazione, vediamo alcuni piccoli ma importanti accorgimenti per creare un ambiente di lavoro, non solo familiare e accogliente, ma anche e soprattutto funzionale.

Il piccolo ufficio di casa.

Il primo passo è l'identificazione dello spazio più adatto in cui creare la tua postazione di lavoro. Nel farlo non sottovalutare il fattore luce, onde evitare di utilizzare sempre quella artificiale, tuttavia considera anche una buona illuminazione da tavolo, nel caso dovessi prolungare il lavoro nelle ore serali.

È consigliabile una scrivania di buone dimensioni. Se lo spazio a disposizione è ristretto, non temere, considera che esistono delle scrivanie compatte e alla peggio... anche il tavolo da pranzo va bene!

Anche la sedia ha la sua importanza. Dovendo trascorrerci gran parte della giornata, consiglio una seduta ergonomica e perché no, con braccioli, poggiatesta e altezza regolabile.

Gli strumenti di lavoro indispensabili.

In ogni ufficio o ambiente operativo che si rispetti non deve mancare una buona dotazione a livello tecnologico. Vediamo insieme quali sono gli strumenti old school e le novità che non dovrenno mancare sulla tua scrivania:

  • computer [Mac, PC o anche il tablet]
  • tastiera
  • mouse
  • stampante [se hai la necessità di stampare materiali]
  • HUB USB [si tratta di un piccolo accessorio da collegare alla porta USB o Type-C del notebook per ampliare i collegamenti aggiungendo ulteriori porte]
  • cuffie [o cuffiette]
  • chiavette USB

Lascio al tuo gusto, alla tua creatività, alle tue necessità, gli oggetti che la renderanno esteticamente più piacevole e personale.

Definire la giornata lavorativa.

Il lavoro da casa ha molti vantaggi ma anche alcuni svantaggi e per questo è di fondamentale importanza stabilire delle regole.

Ma cosa vuol dire?
Semplice: comportati come se lavorassi in ufficio.
Definire dei veri e propri orari e una routine lavorativa, che ovviamente avrà delle variabili in base alla tipologia del tuo lavoro e al suo sviluppo, ma che di base deve avere delle regole.

Degli esempi?
Non lavorare dal letto con il portatile.
Cerca di iniziare a lavorare quando lo fanno anche gli altri, soprattutto se lavori in team.
Non rimanere in pigiama,ma vestiti come se andassi regolarmente in ufficio, soprattutto nel caso in cui il tuo lavoro preveda delle videochiamate!

Pianifica delle interruzioni [sai che non si può stare continuamente davanti al computer], concediti delle pause, magari un coffee break! Oppure una piccola passeggiata.

E la to do list? Beh, non di secondaria importanza. Lo sai che anche avere una gestione più autonoma dell'agenda e del tempo porta beneficio? Aumenta il senso di responsabilità e l'efficacia nel raggiungimento degli obiettivi. Quindi, senza ombra di dubbio, dovrà essere ben organizzata.

Comunicare con il team.

Adesso che lo spazio lavorativo è predisposto, bisogna strutturarsi per comunicare con il team e con il resto del mondo. Un lavoro efficace da remoto è uno scambio tra organizzazione e comunicazione. Per comunicare in tempo reale con colleghi e collaboratori puoi avvalerti di diverse piattaforme di messaggistica che integrino, in un unico servizio, diversi canali di comunicazione. Le avrai sicuramente sentite nominare e magari ne utilizzi già una.

Vediamo quali sono e di cosa si tratta.

Slack.

È un valido strumento per gestire le comunicazioni in tempo reale, disponibile per tutte le piattaforme desktop, mobile e anche come versione web. Si presenta come un'app di messaggistica istantanea ma in realtà è molto di più. Include diverse funzionalità utili, come la creazione di canali di conversazione pubblici o privati e di invio di messaggi personali. Ciascun channel creato è integrabile, da un'unica interfaccia, con strumenti come Google Calendar, Trello, Mailchimp e altre applicazioni.

Trello.

È uno strumento gratuito [e in lingua italiana] per il project management. Ti permette di seguire progetti, monitorare scadenze e gestire gruppi di lavoro, rendendo semplice la collaborazione da remoto.

Inoltre con Trello è possibile:

  • creare bacheche per organizzare qualsiasi lavoro
  • personalizzare i flussi di lavoro per diversi progetti
  • caricare foto e video
  • allegare file
  • visualizzare le schede di lavoro in un calendario con il Power-Up Calendario
  • lavorare offline e sincronizzare in automatico le bacheche quando ti riconnetti


Comunicare con il resto del mondo.

Avvalerti di un tool che soddisfi diverse esigenze è indispensabile. C'è davvero l'imbarazzo della scelta e per questo vorrei limitarmi a suggerirei i più efficienti e completi e che soddisfino tre necessari requisiti:

  • un sistema di chat
  • la multipiattaforma
  • la condivisione dello schermo


Hangouts Meet.

È il sistema di messaggistica di Google. Ha un'interfaccia leggera e veloce ed è compatibile con tutti i sistemi operativi e utilizzabile sia da smartphone che da tablet. Per accedervi è necessario avere un account Google e anche la versione basic è a pagamento. Tutti i contenuti degli stream audio e video sono criptati [protetti]. Altre caratteristiche:

  • video conference private o di gruppo
  • condivisione dello schermo
  • possibilità di chat live con i vari partecipanti


Zoom Meetings.

Compatibile con tutti i sistemi operativi e utilizzabile sia da smartphone che da tablet.

Le caratteristiche principali:

  • condivisione dello schermo o di una lavagna digitale
  • live chat privata o di gruppo
  • possibilità di registrare video conference per intero o parte di esse

Inoltre, la versione basic [gratuita] ti permette di svolgere meeting tra più persone [massimo 100] anche se limitati a un tempo massimo di 40 minuti. Ottimo supporto per le tue collaborazioni da remoto.


Jitsi Meet.

È utilizzabile tramite un web browser senza alcuna registrazione. In pratica è un servizio di videoconferenza open source che permette di trasformare il proprio web browser in un softphone; a condizione di avere a disposizione una webcam e una buona connessione. Per avviare una videoconferenza è necessario creare una stanza virtuale assegnandole un nome, successivamente bisognerà condividere la URL con le persone con cui si vuole entrare in contatto e attendere che si colleghino. Non esiste un vero e proprio limite di partecipanti, probabilmente dipende dalla connessione. Altre caratteristiche:

  • condivisione dello schermo
  • condivisione di documenti
  • possibilità di chat live con i partecipanti


Spero di averti dato dei suggerimenti utili. Ci tengo a precisare che esistono tanti altri strumenti altrettanto validi.
Sperimenta e cerca quello più conforme alle tue necessità e a quelle del tuo team.

Non dimenticare, se ti fa piacere, di farmi conoscere la tua scelta finale!
Puoi scrivere alla mia email diretta tessa@peperosadesign.it

Buono smart working!

 

 

 

 

 

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Il percorso Tè speziati all’arancia edizione autunno 2019 è stato un cammino di consapevolezza sotto molti aspetti. Lo dico perché io ho avuto l’opportunità, oltre che di gestirne uno, anche di seguirli tutti. Queste sono le impressioni e gli insegnamenti che ne ho tratto.

Il viaggio formativo è iniziato con Francesca Tanini, psicologa psicoterapeuta, che, attraverso prove ed esercizi, ci ha fatto acquisire importanti consapevolezze. Ho imparato in particolare che il comportamento, la gestualità, i nostri movimenti ci raccontano anche quando non parliamo.
Il problema è come il racconto che viene fatto, quasi inconsapevolmente, è in coerenza con ciò che noi vogliamo realmente comunicare? 
Alle volte si, alle volte no.

Perché il nostro corpo comunica tutto, le nostre paure, le nostre ansie, ciò che ci aspettiamo, come affrontiamo la vita. E questo succede a prescindere dai nostri pensieri. Perché la ragione a volte non tiene conto delle nostre esigenze, mentre il corpo le sente e le asseconda maggiormente.  Il nostro comportamento parla di noi, della nostra reale identità, solo quando c’è coerenza fra la nostra parte più intima e la parte razionale.

Tutto il corso mira infatti a valorizzare la nostra identità e a traslarla nell’identità della propria azienda o attività. In un mondo invaso dalle informazioni il dettaglio della verità/realtà emerge con chiarezza, come se fosse una freccia, scoccata contemporaneamente da tutte quelle che partono dallo stesso esercito, che sa distinguersi dalle altre. Magari per il colore, per un dettaglio, per il modo con la quale è stata scagliata e per la direzione che prende.

La nostra personalità deve emergere anche dal nostro look. Questo argomento è stato trattato in aula da Cristina Lobascio, consulente d’immagine, che ha introdotto gli argomenti dell’armocromia e delle differenti tipologie delle forme del corpo. Ho appreso che non è importante essere basse, grasse, magre o alte ma imparare a valorizzarsi e soprattutto a ‘dimostrare’ anche attraverso la scelta del nostro look la nostra vera identità, ciò che sentiamo e ciò che proviamo. Anche i colori possono esaltarci o penalizzarci, quindi, conoscere ciò che ci sta bene come forma e colore ci permette di trovare il look giusto.

Il successivo appuntamento, curato da me, trattava di scrittura consapevole, attraverso un percorso fatto di esercitazioni fino ad arrivare alla scrittura della propria vision personale

Si passa a un livello di introspezione maggiore: quando scriviamo i nostri obbiettivi è la mente, in realtà, a dettarceli sulla base però del copione che stiamo già vivendo e delle esperienze belle o brutte che ci hanno segnato in passato. Noi però non dobbiamo solo scrivere per fare ma scrivere per diventare, in armonia con il vaso delle credenze e dei valori che custodiamo dentro di noi. E in certi momenti della nostra vita dobbiamo avere il coraggio di essere disruptive rispetto al nostro passato. Dunque per fare ciò occorre superare il registro narrativo e andare a indagare quello sensoriale, pescare le parole identitarie che galleggiano nel mare dei pensieri e sulla base di quelle scrivere il nostro futuro. La scrittura consapevole ci aiuta a fare questo.

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Nel Tè speziato all’arancia successivo, Marie Louise Dentiha spiegato come il Personal Branding può aiutarci a trasferire l’identità personale in quella professionale e renderla strategica per la nostra attività dal punto di vista del marketing e della comunicazione.

Ho compreso che, attraverso il linguaggio visuale di questo strumento strategico, si possono creare e sviluppare modelli di business innovativi ad alto valore e che per far evolvere nella giusta direzione la nostra attività dobbiamo conoscere benissimo i nostri prodotti/servizi e il mercato che vogliamo penetrare e in particolare:

  • ciò che siamo;
  • ciò che vogliamo diventare;
  • ciò che ci manca per diventare ciò che vogliamo;
  • il mercato che intendiamo affrontare;
  • i nostri competitors;
  • le caratteristiche del cliente che si vuole raggiungere.

Tessa Cerruti invece ci ha guidate nella conoscenza di uno dei social media più utilizzati in ambito professionale: Instagram. Attraverso questa app, nata per la condivisione di contenuti da mobile, è possibile costruire e divulgare un brand di successo in qualsiasi campo. Senza una buona presenza su Instagram, le aziende rischiano di rimanere escluse da un mondo che diventa sempre più di riferimento per i consumatori. Da Tessa ho imparato come si costruisce una strategia per far decollare il proprio account e mettere in atto tecniche e best practice per l’utilizzo ottimale di questo strumento. E anche in questo caso ‘coerenza’ è la parola d’ordine, sia negli scatti, che nella scelta armonica dei post, che nella descrizione.

Proprio della qualità delle foto da postare ci ha istruito Francesca Savino, fotografa freelance, perché le immagini possono parlare ma devono essere di un certo tipo per raccontare in modo efficace la propria attività. Dettagli, cura e ancora una volta coerenza nella fotografie che costruiscono il nostro account Instagram sono fondamentali per dar voce al messaggio che vogliamo veicolare verso i nostri followers che sono potenzialmente nostri clienti. Occorre sapere i trucchi e mettere in atto le accortezze per fare uno scatto eccezionale.

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Da questo viaggio formativo ho imparato veramente tanto, ma oltre l’utilizzo di strumenti tecnici importantissimi, ho compreso che non dobbiamo tradire i nostri valori, le nostre credenze, anzi valorizzarli e fare in modo che ci contraddistinguano nel mare magnum delle informazioni, perché è proprio con la verità della nostra originalità che superiamo il muro dell’indifferenza e facciamo alzare lo sguardo del nostro potenziale cliente verso di noi.

I Tè speziati all’arancia torneranno in primavera con alcune special edition e in autunno con un nuovo percorso formativo per la 4° edizione.

Vuoi rimanere aggiornato sui percorsi futuri? Segui la pagina Facebook dedicata. 

 

 

 

 

 

 

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Una delle caratteristiche del nostro lavoro è quella di estrapolare la personalità delle aziende e fare in modo che la stessa venga comunicata attraverso tutti i servizi e i prodotti che propone. Uno degli strumenti più potenti e creativi con cui un’azienda può comunicare la sua presenza sul mercato e la sua voce unica rispetto a quella dei suoi concorrenti è il packaging.

Perché uno strumento multifunzione?

Il pack, o la confezione di un prodotto, riveste compiti di diversa natura che devono convivere all’interno di un singolo strumento in uno spazio limitato. Dal mio punto di vista deve rispondere a due funzioni principali:

  • una funzione comunicativa e cioè deve parlare ai consumatori per ‘farsi scegliere’ a scaffale e nello stesso momento narrare l’identità di marca dell’azienda che lo produce;
  • una funzione costruttiva che gli permetta di essere presentato, distribuito e immagazzinato nel modo più economico possibile.

Progettare un buon pack diventa quindi un lavoro di equilibrio tra diverse esigenze e di design ‘livello pro’ in quanto i problemi da risolvere sono articolati e mettono in campo competenze molto diverse.

Le funzioni che fanno funzionare un pack.

Tutti i pack devono comunque rispondere ad alcune funzioni chiave, di seguito proverò ad analizzarne alcune.

Protezione

Contenere, mantenere integro e proteggere ciò che è al suo interno è forse uno dei compiti più importanti del pack, se non il principale. Per alcune categorie di prodotti l’integrità del contenuto è fondamentale: cibi, bevande, medicinali e prodotti di bellezza sono alcuni dei settori più attenti al fatto che il prodotto arrivi ‘tutto intero’ ai proprio consumatori.

Anche l’aumento delle vendite online [e lo sto scrivendo a ridosso del Black Friday] ha reso sempre più importante questa funzione: un buon confezionamento, infatti, permette al negoziante o al produttore di risparmiare sul customer care successivo al ricevimento della merce.

Conservazione

Le merci oltre a essere protette devono anche essere conservate in aree di stoccaggio e magazzini. La forma di una confezione è quindi molto importante perché meno spazio occupa minori sono i costi di chi la deve immagazzinare.

Un altro aspetto da tenere in considerazione quando progetta un pack è ‘dove verrà riposto e fruito dal consumatore finale?’. Sia che si tratti di un profumo o di un barattolo di marmellata - oltre ad essere prodotto, trasportato e immagazzinato - ci sarà un momento in cui quell’oggetto sarà nelle nostre case e in quell’istante sarà riposto da qualche parte. Le domande da porsi sono: ‘Dove? E quanto misura lo spazio in cui ripone l’oggetto?’ Ci sono forme che sono definite dall’ingombro degli spazi che conterranno la confezione: mi vengono in mente, ad esempio, le confezioni del latte fresco. Bottiglie o scatole di Tetra Pak alla base hanno la stessa dimensione, quella che lo scomparto del frigorifero può contenere.

La sfida per fare un buon pack diventa sempre più avvincente! Uno dei pack che, secondo me, ha vinto questa sfida è Clever little bag di Puma: sostenibile, accattivante nella fase d’acquisto, leggero e fruibile.

Praticità

Qui iniziamo a entrare nel vivo della progettazione di un pack in quanto il prodotto che è contenuto dev’essere fruito in modo immediato e pratico da colui che lo compera: è il momento in cui in studio iniziamo a farci le domande strategiche su come il prodotto contenuto al suo interno può essere goduto dal consumatore e quanto questo meccanismo può essere innovativo.

Si può veramente dare sfogo alla creatività creando nuovi modi di fruire il prodotto attraverso linguette, tappi, chiusure e aperture. Uno dei progetti che in tal senso ho amato maggiormente è BurgoPak2GO che utilizza un sistema a scivolamento costruito completamente in carta [geniale!]. Personalmente l’ho visto utilizzato soprattutto per le tessere magnetiche, tipo bancomat e carte di credito. Ti ricordi la vecchia lettera con applicata la tua carta? Ecco. Dimenticala! Quando il tuo istituto di credito ti invierà la tua carta in un pack così fashion ti sentirai coccolato fin da subito.

Comunicazione

Un pack dal punto di vista comunicativo ha un ruolo estremamente importante, in uno spazio ridotto [magari una sola etichetta!] ha il compito di:

  • persuadere il consumatore all’acquisto;
  • comunicare il prodotto che contiene sia suscitando emozioni sia dando le corrette informazioni sul contenuto;
  • inserirsi in modo coerente ed efficace nel racconto di marca che l’azienda costruisce sui media.

Questo mix rende sempre più importante inserire il packaging in una strategia di marketing completa infatti citando Lorenzo Miglietta:

“Un packaging ben progettato da parte di un designer può comportare il successo o il fallimento di un prodotto e può far diminuire o aumentare significativamente le vendite dello stesso.”

Possiamo anche spingerci oltre e affermare che un pack ben riuscito può diventare icona della casa produttrice e andare sulla copertina di una delle riviste più importanti al mondo come è successo nel 1950 alla bottiglia di Coca Cola che appare sulla copertina di Time, decretandone il successo internazionale.

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Il pack giusto per il tuo prodotto e per il tuo brand parte da una profonda analisi delle esigenze del prodotto, del mercato e del consumatore, insomma non si può lasciare al caso. Nel nostro portfolio trovi alcuni progetti a cui abbiamo dato vita. Se sei interessato contattami per parlare del tuo progetto.

 

 

 

 

 

 

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